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Generazioni in gamba.

Pubblicato il sabato 04 Novembre 2017
Oggi non è più solo una faccenda per anziani, riferiscono gli ortopedici, il problema della protesi dell'anca e del ginocchio riguarda tutti. La fascia di età interessata si è notevolmente allargata, sia per l'allungamento della vita, sia per il crescente numero di pazienti più giovani che ricorrono alle protesi non solo per evitare il dolore, ma anche per riprendere e mantenere senza limitazioni la propria attività motoria o sportiva. «E ormai quasi un boom di richieste quelle che registra l'Ortopedia del Fracastoro di San Bonifacio», dice il direttore Gian Maria Giulini, «con un crescendo che richiede un approfondimento e delle risposte adeguate alle nuove esigenze della società contemporanea, una società che vede la diffusione delle attività motorie con gli sport in età giovanile e di quelle ludiche, come il ballo, nella terza età». Si abbassa sempre di più la fascia di età di persone che hanno necessità di protesi: se una volta andava dai 65 ai 75 anni, oggi va dai 50 fino agli 80-85, con cinquantenni o sessantenni che fanno un'attività sportiva e vogliono continuare a farla. Per non parlare degli anziani che praticano una blanda attività motoria, come il ballo o altre attività leggere che migliorano il benessere della persona.
Per parlare di questi temi il 10 novembre si tiene un convegno all'ospedale Fracastoro intitolato: «Chirurgia protesica di anca e ginocchio e il ritorno all'attività sportiva».Vi parteciperanno specialisti ed esperti provenienti da tutta Italia, con coinvolgimento anche di medici dello sport, fisiatri e fisioterapisti per un approccio multidisciplinare a un tema sempre più attuale. Saranno tema del convegno anche i nuovi protocolli riabilitativi per il recupero più rapido ed efficace dei pazienti e infine la possibilità di riprende l'attività sportiva con i diversi livelli di tipologia ad alto o basso impatto. «In questo campo», conclude Giulini, «le novità che offre la tecnologia sono rappresentate dai materiali delle protesi, dal loro design, oltre alle tecniche di impianto sempre meno invasive ma soprattutto dalla fase di recupero e riabilitazione».
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